Scelta del partner: come “decidiamo” di chi innamorarci?

scelta del partner - una coppia che imbianca casa

Scelta del partner: come “decidiamo” di chi innamorarci?

La scelta del partner è consapevole o inconscia? Quali fattori ci guidano nella scelta dell’oggetto amato?

Scegliamo davvero noi di chi innamorarci o il processo “accade” in maniera irrefrenabile?

Quali sono gli aspetti consapevoli e quali quelli inconsci che guidano la scelta della persona che dovrà stare al nostro fianco?

E come mai ci innamoriamo talvolta della persona sbagliata?

Cosa succede, quando due persone si incontrano, rispetto alle esperienze precedenti?

Proviamo a cercare, in questo articolo, qualche risposta a tutte queste domande.

 

Come avviene la scelta del partner?

Quando incontriamo qualcuno/a, cogliamo sempre nell’altro degli elementi che – intuitivamente – possono avvicinarsi ai nostri bisogni. Ma su quali basi avvengono queste “intuizioni”?

Quando incontriamo qualcuno, arriviamo con tutto un mondo di esperienze precedenti e di aspettative rispetto ai nostri bisogni da soddisfare. Quanto ci influenza questo “bagaglio” che ci portiamo dietro?

 

Cosa ne dice la tradizione psicoanalitica

Fino a qualche anno fa, all’interno dell’orientamento psicoanalitico, si riteneva che la scelta del partner fosse un processo piuttosto deterministico: si riteneva infatti che la modalità di selezione della “persona nella nostra vita” fosse in qualche modo predeterminata. Espresso in termini molto semplicistici e fin troppo banali, si ipotizzava, per esempio, che avremmo scelto per marito o moglie una persona del tutto uguale o del tutto diversa dal genitore di sesso opposto, a seconda se il rapporto con il nostro papà o la nostra mamma fossero stati fallimentari o formidabili.

Ad esempio:

  • Se ho avuto un papà eccezionale, troverò un marito ideale (che però non può reggere il confronto, perché il papà, per una bambina, è il primo grande amore e non si scorda mai);
  • Se ho avuto un papà terribile e svalutante, troverò un marito che mi sminuisce e mi maltratta (perché sono abituata che sia normale così);
  • Se ho avuto una madre fredda e anaffettiva, troverò una moglie algida e severa (perché sono abituato che sia normale così);
  • Se ho avuto una madre fredda e anaffettiva, mi voglio allontanare il più possibile da queste caratteristiche e troverò una donna il più possibile empatica e accudente;
  • Se ho avuto una madre fantastica, rimarrò “mammone” e non riuscirò mai davvero a separarmi per intraprendere con mia moglie un rapporto di profonda e unica intimità.

 

Insomma, questo tipo di lettura si basava principalmente su due concetti psicoanalitici, la coazione a ripetere e il complesso di Edipo, i quali – si riteneva – guidassero le nostre scelte in maniera molto forte.

Secondo il modello psicoanalitico più tradizionale, la scelta del partner avviene quindi in consonanza con il proprio passato: cerchiamo qualcuno da inserire negli schemi del nostro mondo interno, già consolidati e conosciuti. Qualcuno che ci ricordi, o che prenda diametralmente le distanze, da ciò che già conosciamo.


Se in questo tipo di interpretazioni c’è molto di valido e di attuale, è pur vero che la concettualizzazione psicoanalitica si è molto evoluta, e prevede ad oggi una riformulazione più complessa e multifattoriale. Il peso degli aspetti deterministici si è andato progressivamente riducendo alla luce di considerazioni più attuali.


La coppia secondo la prospettiva attuale

Secondo la prospettiva attuale sulla coppia, il legame costituisce un terzo polo che i partner costruiscono insieme. Si tratta di un aspetto sovraindividuale, un’identità, unitaria ed organizzata, che si aggiunge alle due identità individuali. Da questo punto di vista è più interessante e realistico chiedersi:

  • che cosa torna, in termini di ripetizione, del passato dei singoli soggetti;
  • e cosa riescono a creare insieme di nuovo e innovativo rispetto alle storie individuali.

 

Concentrarsi solamente sugli aspetti generazionali che riguardano le famiglie di origine è pertanto riduttivo e parziale, poiché esclude la complessità della prospettiva evolutiva e generatrice di nuove possibilità: la coppia è anche un luogo di crescita e, appunto, di evoluzione.


Quali sono i vari fattori che guidano la scelta del partner

I piani in gioco sono molteplici. Vediamoli insieme.

PRIMO: I fattori evoluzionistici e biologici nella scelta del partner

Da un punto di vista meramente biologico, la scelta del partner viene effettuata sulla base di indicatori che dovrebbero garantire le maggiori probabilità riproduttive e così la prosecuzione della specie, nonché la sopravvivenza della generazione successiva. Si scelgono così nel partner le seguenti caratteristiche:

  • salute fisica e benessere (di cui un aspetto fisico gradevole è un segnale);
  • età giovane;
  • fertilità;
  • opulenza (fisica ed economica);
  • affidabilità;
  • propensione all’accudimento della prole e alla protezione dei membri della famiglia.

 

Dato che nel corso dei secoli le nostre spinte motivazionali sono andate ben oltre la mera sopravvivenza, ai nostri tempi entrano in gioco una serie di altri fattori, psicologici e sociologici, che andiamo a scoprire insieme.

 

SECONDO: Il contesto socio-culturale: come influenza la scelta del partner?

La società in cui viviamo esprime ideologie, modelli e valori di riferimento, che mutano nel tempo. Si tratta di aspetti che condizionano, anche inconsapevolmente, il modello di coppia.

Ad esempio, la società esprime idee ben precise su come oggi un papà dovrebbe fare il papà, e su come una mamma dovrebbe fare la mamma. Queste idee ci influenzano anche nella scelta del partner.

È ormai ampiamente riconosciuto, dalla sociologia e dalla psicoanalisi, che viviamo in un’epoca narcisistica di relazioni liquide e di identità più fragili rispetto al passato. Questo può portarci, più che nel passato, nella scelta del partner, per esempio a:

  • ricercare conferme,  gratificazioni, rifornimento narcisistico;
  • dare più rilevanza ai bisogni soggettivi e alla realizzazione individuale rispetto al legame;
  • una minor accettazione della diversità dell’altro/a, che può essere vissuta come minaccia per il proprio Sé;
  • immaginare con maggior difficoltà una progettualità, vista l’incertezza verso il futuro.

 

TERZO: La tendenza a ricercare ciò che conosciamo

Come accennato in precedenza, rimane un concetto sempre valido che la scelta del partner ha a che fare con la nostra storia di vita, e con le nostre esperienze affettive con le figure di riferimento. Questa attitudine riguarda principalmente tre fattori:

1) La ricerca della somiglianza

Secondo alcuni studi, tendiamo a scegliere un partner con cui ci assomigliamo, ovvero qualcuno con cui condividiamo valori, fedi religiose, o che ci assomiglia per livello di istruzione e grado di intelligenza, o che appartiene al medesimo ambiente lavorativo.

Questa ricerca di rispecchiamento ha diverse funzioni:

  • rendere la coppia coesa e solida al suo interno;
  • percepire un terreno comune su cui costruire un rapporto.

 

2) La tendenza alla ripetizione

Come accennato sopra, per la nostra mente, ciò che è conosciuto è molto rassicurante perché garantisce continuità con le esperienze precedenti: siamo tutti quanti guidati da ciò che ci hanno insegnato, e da come ci hanno plasmato, le nostre prime esperienze di relazione infantili (un vero e proprio imprinting).

Per comprendere cosa due partner hanno rappresentato inizialmente l’uno per l’altro/a, è sempre utile analizzare:

  • le prime relazioni affettive di cui abbiamo fatto esperienza;
  • i pattern emotivi ed affettivi che abbiamo di conseguenza appreso, e che tenderemo a riprodurre;
  • i modelli di coppia (genitori, nonni) che abbiamo interiorizzato e che tenderemo – a seconda – a ripetere oppure ad evitare.

 

Come agisce la tendenza alla ripetizione

Il partner viene scelto come “contenitore” di aspetti di noi proiettati, e si crea una circolarità dinamica di scambi reciproci. Tali scambi possono essere evolutivi, quindi di crescita, oppure regressivi quando ci “bloccano” in ruoli fissi e posizioni rigide.

Capita infatti spesso che chiediamo al partner di soddisfare quei bisogni affettivi non esauditi dalla famiglia di origine, salvo talvolta incappare in relazioni che ripetono gli schemi disfunzionali dell’infanzia, lasciandoci delusi e amareggiati.

  • Ad esempio, so di avere bisogno di un/a partner “forte”, che mi aiuti a cedere un po’ di controllo nella mia vita, ma sono talmente abituato/a a tenere il timone, che finisco per scegliere sempre partner da “dominare”.
  • Ad esempio, so di avere bisogno di un/a partner che mi valorizzi, ma finisco per ritrovarmi con persone svalutanti che mortificano la mia autostima, ripetendo così uno schema appreso nel passato.

 

Vediamo come ci influenzano quindi dei driver inconsapevoli, che nella scelta del partner ci “guidano a nostra insaputa”, come se si trattasse di un pilota automatico.

Se siamo più fortunati, la nostra scelta cadrà su un/a partner che ci può aiutare a rimarginare le eventuali ferite dell’infanzia, e a disconfermare per esempio i nostri sentimenti di disvalore, o la credenza di non meritare amore.


Per un maggiore approfondimento del concetto di ripetizione nella coppia e in amore, ti consiglio caldamente il mio articolo sulla coazione a ripetere.


 

3) Gli stili di attaccamento

John Bolwby e Mary Ainsworth sono i “genitori” della teoria dell’attaccamento.
Secondo la teoria, ampiamente riconosciuta, lo stile di attaccamento che abbiamo “ricevuto” dai nostri genitori ci influenza (pre)potentemente nel modo in cui stabiliamo le nostre relazioni affettive successive (creando una serie di attese e anche di timori), e quindi anche nella scelta del partner sentimentale. A partire dalle esperienze fatte con i nostri caregiver, si imprimono infatti dentro di noi i MOI (Modelli Operativi Interni) che sono degli schemi che ci indicano cosa possiamo aspettarci da una relazione affettiva in termini di intimità, conforto, sostegno e anche di sofferenza. Tali schemi vengono riprodotti anche nelle nostre relazioni affettive future. 

Gli stili di attaccamento sono quattro:

  • lo stile di attaccamento sicuro:
    in questo stile di attaccamento ci si sente fiduciosi e meritevoli di dare e ricevere amore e supporto. Diventa quindi possibile accudirsi reciprocamente ed essere intimi con qualcun altro;
  • lo stile insicuro evitante:
    prevede un grado molto elevato di autonomia e di indipendenza (non necessariamente funzionale), fino alla negazione del bisogno di affetto e intimità in un rapporto;
  • lo stile insicuro ambivalente:
    non ci si considera degni d’amore, allo stesso tempo si teme fortemente l’abbandono. Questi due vissuti creano un’ambivalenza interna che si esprime con comportamenti apparentemente incoerenti verso il partner, o con lo sviluppo di una dipendenza affettiva;
  • lo stile disorganizzato:
    si esprime con comportamenti contraddittori ed incoerenti verso le figure di riferimento affettivo. È tipico di chi ha avuto prime esperienze relazionali traumatizzanti o abusanti.

 

Si rimanda ad altra sede l’approfondimento di questo importantissimo argomento. Per gli scopi di questo articolo, è interessante sottolineare che la letteratura e l’esperienza di cui disponiamo ci spiegano che, nella scelta del partner, i soggetti con attaccamento sicuro tendono a legarsi tra loro, così come i soggetti con un’attaccamento insicuro tendono a legarsi tra loro (creando spesso dinamiche di dipendenza affettiva), confermando così l’ipotesi della tendenza alla ripetizione.

Ma fortunatamente non è tutto qui: siamo esseri umani dotati di risorse, di spinte evolutive e di cambiamento. Vediamo come è possibile, all’interno di una coppia, superare e integrare il concetto di ripetizione.

 

La scelta del partner: oltre il concetto di ripetizione

Nel corso del tempo si è infatti dato sempre più spazio alla prospettiva intersoggettiva: entrambi i partner della coppia sono interdipendenti e regolano, con il loro contributo, l’equilibrio emotivo. Compartecipano alla creazione di un luogo di crescita: il partner mi aiuta a regolare il mio stato affettivo e io lo faccio con lei/lui.

  • L’individuo è infatti in parte espressione autonoma del Sé,
  • e in parte soggetto della relazione, e partecipa all’equilibrio affettivo della coppia.

 

La psicologia di coppia non è solo ripetizione

Secondo la psicologia di coppia qui presentata, due partner diventano pertanto molte cose l’un l’altra nella mente: ci sono esperienze vecchie ma si aggiungono man mano esperienze nuove e inedite, creando così molte possibilità oltre a quelle previste dagli schemi relazionali che abbiamo appreso durante la nostra infanzia. Questo può avvenire secondo processi e fenomeni – fortunatamente, potremmo dire – anche imprevedibili.

Esistono infatti delle posizioni di partenza che possono essere declinate in maniera anche molto diversa dall’incontro con l’altro (“con Marco ero una persona molto diversa dalla donna che sono oggi con Giovanni“).

Inoltre, una scelta del partner compiuta in adolescenza può essere molto diversa da quella fatta in un’età più adulta, magari dopo aver sperimentato una prima separazione.

 

Imparare ad amare

In termini di teoria dell’attaccamento, una relazione significativa può permetterci di vivere un’esperienza nuova e diversa. Può insegnarci ad amare e ad essere legati affettivamente in un modo innovativo, all’interno per esempio di un clima di sicurezza e di fiducia e rispetto reciproci (tale esperienza viene chiamata “emozionalmente correttiva“). Quando il partner ci fa sentire al sicuro all’interno della relazione, permettendoci di superare antichi schemi e dandoci la possibilità di evolvere la nostra identità, si crea la possibilità di superare insieme le dinamiche disfunzionali, anche quelle più profonde.

Secondo Henry Dicks, la coppia, quando duratura e significativa, rappresenta una

relazione terapeutica naturale“.

 

In conclusione

La creazione della coppia è un evento importantissimo all’interno del ciclo di vita di un individuo.

La scelta del partner è l’esito di un complesso di forze consapevoli e di aspetti inconsci, elementi di ripetizione ed elementi di assoluta novità, che creano un quadro poliedrico, affascinante e sempre unico.

Una coppia sana è in continua ri-organizzazzione e coinvolta in processi di co-costruzione e di regolazione condivisa.

Nella creazione di un nuovo “noi” si creano in entrambi i partner delle rappresentazioni del legame che possono essere anche nuove e innovative, senza per questo perdere la propria individualità.

All’interno di una coppia che funziona, abbiamo la possibilità di diventare qualcosa che da soli non saremmo riusciti a diventare: vi sono degli aspetti potenziali che si attivano nell’incontro con l’Altro.

Questa è la magia, e la grande forza creatrice dell’incontro con l’Altro.


 

L’aiuto fornito dalla psicoterapia

Gli stili di attaccamento nelle relazioni affettive sono definiti come stabili e duraturi nel tempo. Tuttavia, una nuova relazione di fiducia, come quella che si può stabilire con lo psicoterapeuta, può essere di grande aiuto nella modifica degli schemi che guidano il nostro mondo interiore.

La psicoterapia mira a creare un clima di sicurezza e di assenza di giudizio, in cui poter analizzare e curare le ferite del passato ed esplorare nuove possibilità di legame.

In particolare, la terapia EMDR mira a rielaborare le esperienze negative e traumatiche del passato, anche quelle relazionali, per diventare persone più libere di scegliere chi amare, e come amare.

 


Ai seguenti link puoi leggere altri articoli sul tema COPPIA:


Per maggiori informazioni, puoi contattarmi attraverso il form contatti.