Psicoterapia, psicoanalisi, EMDR
Per momenti di crisi, crescita personale, difficoltà relazionali, autostima, rielaborazione di traumi

In cosa consistono il colloquio psicologico e la psicoterapia?

In cosa consistono il colloquio psicologico e la psicoterapia?

In cosa consistono
il colloquio psicologico
e la psicoterapia?

Il colloquio psicologico e la psicoterapia

 

Il colloquio psicologico e la psicoterapia sono forme particolari di dialogo. Non si tratta semplicemente di conversazioni amichevoli, né di una visita ad un esperto che dispensa consigli. Il colloquio psicologico e la psicoterapia sono percorsi di incontro tra due persone: un professionista, che mette a disposizione la sua esperienza, i suoi strumenti e la sua formazione, e un soggetto che cerca delle risposte alle sue domande e un senso nella sua storia.

 

Il colloquio psicologico e la psicoterapia consistono in un incontro tra due persone in una stanza che dialogano, ragionano, osservano e costruiscono significati.

 

Infatti, nel colloquio psicologico clinico, a differenza di quello che spesso si crede, lo psicologo non da consigli (soprattutto nell’orientamento psicoanalitico). Lo psicologo interroga, fa domande. Non risponde ma chiede: indagando, insieme al paziente, sul perché dei suoi sintomi, attribuendovi, durante il lavoro congiunto, senso e significato.

 

Colloquio psicologico e psicoterapia – Caratteristiche:

Sono percorsi che offrono un ascolto attivo e non giudicante e che hanno le seguenti caratteristiche:

  • favoriscono l’ampliamento della conoscenza di sé e una maggior consapevolezza del proprio funzionamento interno e nelle relazioni con gli altri;
  • rappresentano un luogo sicuro in cui è possibile prendere contatto con le proprie emozioni per elaborarle e farle diventare strumenti utili per la conoscenza di sé, nel rispetto della dignità e dell’identità di ciascun individuo;
  • rappresentano un luogo sicuro in cui è possibile prendere contatto con i propri vissuti e con i propri ricordi;
  • i sintomi e i disagi di cui il soggetto soffre e che porta in seduta vengono interpretati come manifestazioni di una vicenda che si svolge all’interno dell’individuo, che va compresa ed elaborata;
  • hanno lo scopo di ridurre il disagio soggettivo, potenziare le proprie risorse interne e le proprie capacità, affinché il soggetto possa trovare una propria strada per dare un significato nuovo alla propria vita;
  • hanno l’obiettivo di fornire un sostegno in maniera non standardizzata, ma anzi specifica per ogni individuo, poiché la storia e l’esperienza di ogni soggetto sono uniche, particolari e irripetibili;
  • sono coperti dal segreto professionale.

Colloquio psicologico: Le parole, creature viventi

 

“Cosa mi hanno insegnato gli anni della mia vita in psichiatria? L’importanza delle parole, che sono creature viventi e che, quando sono gentili e sensibili, nascendo dal cuore, si fanno mediatrici di speranza; e questo non solo in psichiatria, ma nella vita: una parola indelicata e infelice, ma anche una parola che si doveva dire e non è stata detta, può ridestare, in ogni circostanza umana, angoscia e tristezza, inquietudine dell’anima e disperazione. Basterebbe essere consapevoli di questo, e quante ferite dell’anima si eviterebbero nella vita familiare e sociale.”

 

Eugenio Borgna, psichiatra e saggista

Primo colloquio psicologico come funziona

 

Il primo colloquio psicologico rappresenta la prima fase dell’incontro tra psicologo e paziente. Per essere più precisi, si dovrebbe parlare di “primi colloqui”, ovvero tre o quattro sedute di consultazione con scopi e modalità caratteristici.

 

A cosa serve il primo colloquio psicologico? A cosa serve la prima fase di consultazione?

Primo colloquio: paziente e psicologo si incontrano

 

L’obiettivo principale del primo colloquio psicologico è valutare se la persona che si presenta può intraprendere un percorso psicologico, o di psicoterapia, con quel professionista. Il terapeuta deve infatti capire se, con le competenze che ha a disposizione, ritiene di poter essere di aiuto per quella persona. Può capitare infatti che, per vari motivi, il professionista consigli, in base alle informazioni raccolte, un altro tipo di percorso (magari farmacologico, o magari con un altro approccio…).

 

Rappresenta il momento in cui il paziente e il terapeuta si incontrano e, l’uno con la consapevolezza della propria storia, l’altro con le proprie competenze i propri strumenti, danno avvio ad una relazione terapeutica.

A cosa serve il primo colloquio psicologico

 

  • serve al paziente per raccontare la propria problematica, la propria sofferenza, il modo in cui si relaziona con se stesso e con il mondo, e la propria storia;
  • serve al terapeuta per ascoltarla, per accogliere la domanda e per raccogliere una anamnesi e le informazioni finalizzate a fare una prima valutazione, e a strutturare eventualmente un piano terapeutico;
  • il primo colloquio psicologico serve ad entrambi per confrontarsi sugli obiettivi condivisi da porsi e su come eventualmente raggiungerli, e sulle aspettative legate al percorso;
  • serve a fare un’analisi della domanda e a comprendere qual è la motivazione che ha portato quella persona da quel terapeuta, e capire se è il paziente è motivato ad intraprendere un percorso;
  • il primo colloquio serve anche per la parte burocratica: è necessario che lo psicologo faccia compilare e firmare i documenti relativi al trattamento dei dati GDPR e il consenso informato alla prestazione psicologica che il paziente sta per ricevere. Si tratta della parte più “noiosa” ma fondamentale anche per il rapporto di fiducia che si verrà a creare.

 

Talvolta un primo colloquio non da luogo all’avvio di una psicoterapia: può trattarsi infatti di un primo colloquio di consultazione, che si esaurisce in quei 50-60 minuti, a seconda della richiesta della persona e delle caratteristiche della domanda.

Primo colloquio psicologico cosa aspettarsi?

 

Il primo colloquio con lo psicologo può essere vissuto come fonte di ansia e di un certo imbarazzo. Alcune persone raccontano di avere fatto molta fatica per arrivare lì, o per trovare il coraggio di prenotarlo. Tutto questo è comprensibile: si tratta di un appuntamento importante che riguarda la cura di sé e del proprio benessere psicologico. Inoltre, lo psicologo era, fino a pochi minuti prima, un perfetto estraneo: se da un canto questo può facilitare l’esposizione delle proprie problematiche, dall’altro occorre tempo per stabilire la necessaria fiducia.

 

Durante il primo colloquio (o più) il paziente potrà raccontare liberamente tutto ciò che lo riguarda e che gli sembra importante. Il terapeuta generalmente pone alcune domande aperte per comprendere meglio alcuni aspetti, per guidare gentilmente la conversazione su alcuni argomenti, per raccogliere maggiori informazioni sui sintomi (l’esordio, il decorso, etc.), o per integrare informazioni mancanti.

 

Una parte fondamentale è quella dell’anamnesi psicologica, ovvero la raccolta della storia di vita, delle relazioni familiari, la storia lavorativa, etc.

 

Non può mancare, inoltre, uno spazio in cui il paziente potrà porre le proprie domande, chiedere chiarimenti e parlare anche degli aspetti pratici, come quelli economici, gli accordi per gli appuntamenti successivi. etc.

 

Il primo colloquio psicologico è una forma di dialogo ritmico tra due persone, in cui la relazione terapeutica è sempre in primo piano, assieme ai contenuti che la persona vuole portare.

CODICE DEONTOLOGICO dello PSICOLOGO
Articolo 4

Nell’esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all’autodeterminazione ed all’autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall’imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnia, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità. Lo psicologo utilizza metodi e tecniche salvaguardando tali principi, e rifiuta la sua collaborazione ad iniziative lesive degli stessi.

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