03 Dic Dipendenza da lavoro: Cos’è il Workaholism
Non c’è dubbio che viviamo in un’epoca che elogia il senso del dovere e promuove una cultura del lavoro intensa: la carriera, la performance e le pressioni fanno parte della nostra quotidianità, vengono ormai date per scontate. Lo stress da lavoro e la dipendenza da lavoro rappresentano due facce della stessa medaglia.
Potremmo dire che, se l’impegno e la realizzazione professionale sono importantissimi, è fondamentale prevenire e riconoscere i segnali di stress e di malessere per non incorrere in problemi di salute mentale e fisica, e preservare il nostro benessere psicologico.
Vediamo in questo articolo cos’è la dipendenza dal lavoro, e come poter applicare le strategie per proteggersi anche da un eventuale burn out.
Dipendenza da lavoro
Nel mondo contemporaneo, l’equilibrio tra lavoro e vita personale è diventato sempre più sfidante. Mentre la passione e l’impegno sono elementi positivi nella carriera, esiste un lato oscuro che può trasformare questa passione in una forma dannosa: la dipendenza da lavoro. Questo fenomeno, spesso sottovalutato, può avere a lungo andare conseguenze invalidanti sulla salute psicologica e sul benessere generale di una persona.
Cos’è la dipendenza da lavoro?
La dipendenza da lavoro, conosciuta anche come “workaholism” o “work addiction“, è una condizione in cui un soggetto è talmente “preso” dal proprio lavoro al punto da compromettere la salute, le relazioni e la qualità della vita. Contrariamente alla passione sana per il lavoro, la dipendenza da lavoro si manifesta attraverso un bisogno costante e incontrollabile di lavorare senza orari, anche a discapito del riposo, delle relazioni personali e familiari e della salute fisica e mentale: la persona si sente “obbligata” a lavorare anche al di là delle normali ore di lavoro, a fare sempre di più, fino a perdere il limite di quanto sarebbe giusto dedicarsi alla propria attività: in sintesi, si vive in funzione dal proprio lavoro.
Ne sono colpiti in egual misura uomini e donne, in età lavorativa, soprattutto per chi è giovane e all’apice della propria carriera.
I dati: il lavoro davvero ci soddisfa?
Da una ricerca condotta in 12 Paesi dalla multinazionale HP, risulta che solamente il 27% di 15600 professionisti intellettuali intervistati (i cosiddetti knowledge workers) ha un rapporto sano e soddisfacente con il proprio lavoro:
- L’83 degli intervistati ha dichiarato che sarebbe disposto a guadagnare meno in cambio di un maggiore livello di soddisfazione.
- Il 24% ha dichiarato di non sentirsi sufficientemente supportato in termini di benessere dei lavoratori e di esigenze individuali.
- Solo il 35% si è dichiarato soddisfatto dell’ambiente di lavoro.
Un altro dato che rivela dati sconcertanti è l’eNPS (Employee Happiness Index), un indice che misura il livello di impegno e di soddisfazione nei confronti della propria azienda.
- dal giugno 2020 ad oggi, l’eNPS medio è calato del 16%, con una accelerata nel 2023: la percentuale è dell’11%.
Le cause sembrano essere attribuibili a stipendi non adeguati, climi lavorativi non buoni, mancanza di crescita professionale e stress e carichi eccessivi.
Sembra proprio che lavoriamo di più, ma siamo più infelici.
Segni e sintomi della dipendenza da lavoro: come riconoscerla
Riconoscere i primi segnali di “workaholism” è fondamentale per intervenire precocemente. Spesso, i primi ad accorgersi che c’è qualcosa che non va sono i familiari e gli amici intorno a noi: arrivare tardi dall’ufficio, non presentarsi agli appuntamenti con gli amici o arrivare in ritardo, parlare solo di lavoro o mostrarsi stressati e stanchi sono comportamenti che spesso e volentieri vengono segnalati da chi ci vive accanto. La prima reazione è comunemente quella di minimizzare le preoccupazioni di chi ci vuole bene.
Alcuni sintomi comuni della dipendenza da lavoro includono:
- Lavorare eccessivamente:
- Passare lunghe ore al lavoro spesso oltre l’orario standard, sacrificando il tempo libero, la vita privata e le attività ludiche e ricreative.
- Non ci si ritaglia pause (pranzo, caffè o palestra) durante la giornata.
- Tale abitudine può comprendere sentimenti di ansia o di colpa quando si smette di lavorare: ciò porta a rimandare costantemente il termine della giornata lavorativa.
- Mancanza di limiti:
- Incapacità di stabilire confini tra lavoro e vita privata, indugiando in un costante pensiero riguardante il lavoro anche fuori dall’orario previsto.
- Si tende a sacrificare (inizialmente lo si fa volentieri, poi con crescente fatica e ansia) impegni personali o privati.
- Impatto sulla qualità di vita:
- La dipendenza da lavoro può portare a una riduzione della soddisfazione nelle attività ricreative e nelle relazioni personali.
- Possono presentarsi sentimenti di tipo depressivo o ansioso, che comprendono la perdita di entusiasmo e gioia nel tempo libero.
- Salute fisica e mentale:
- Problemi fisici come affaticamento, insonnia o mal di testa, e il malessere psicologico, possono essere causati da un’eccessiva dedizione al lavoro.
- E ovviamente i sintomi di stress e ansia. Ci si può sentire sopraffatti e incapaci di concentrarsi, irritabili o inclini a rapidi cambiamenti del tono dell’umore.
Workaholism: cause della dipendenza da lavoro
Viviamo in una società altamente prestazionale, competitiva e narcisistica, orientata alla performance, al successo individuale e al guadagno. Inoltre, la nostra società attribuisce un valore positivo alla fatica lavorativa. Tali caratteristiche della nostra società rappresentano un ostacolo ad una qualità di vita soddisfacente e per un rapporto sano con il proprio lavoro e con le altre persone.
Si tratta di fattori che possono diventare davvero opprimenti e, a mio avviso, costituire un elemento fondante della dipendenza dal lavoro.
Vediamo quali possono essere le principali cause di questa moderna forma di dipendenza comportamentale:
- Pressione sociale e culturale: società come la nostra, che valorizzano e premiano l’impegno oltre i propri limiti, possono favorire lo sviluppo di comportamenti lavorativi eccessivi.
- Aspetti psicologici individuali: soggetti con bassa autostima o difficoltà a gestire lo stress potrebbero essere più inclini a sviluppare dipendenza da lavoro. Oppure, ci si può gettare sul lavoro per sfuggire a qualche problematica presente nella propria vita privata.
- Ambiente lavorativo: un ambiente molto competitivo, o carichi di lavoro eccessivi, possono ampiamente contribuire.
Conseguenze della dipendenza da lavoro
Le conseguenze della dipendenza da lavoro possono essere molto invalidanti e influenzare diverse aree della vita di colui che ne soffre:
- Impatto sulla salute: affaticamento costante, disturbi del sonno (magari con utilizzo di ansiolitici o di psicofarmaci per dormire), problemi cardiaci e sofferenza psicologica come la sindrome dell’impostore.
- Relazioni interpersonali: la dipendenza da lavoro può compromettere le relazioni familiari e sociali, portando a isolamento e solitudine.
- Diminuzione delle prestazioni lavorative: nonostante il lavoro eccessivo, la produttività può diminuire a causa della stanchezza e dell’incapacità di concentrarsi.
Come affrontare la dipendenza da lavoro
Affrontarla richiede un lavoro su più fronti:
- Anzitutto si tratta di comprenderne le cause:
- perché stiamo lavorando troppo?
- subiamo le pressioni e le aspettative dell’azienda o dalle persone della nostra vita privata?
- si tratta di un tema personale narcisistico, ovvero che riguarda la nostra autostima?
- perché non siamo in grado di mettere dei limiti, anche se ciò ci fa soffrire?
- Una buona psicoterapia può aiutare a trovare le risposte a queste domande, e a sviluppare quindi un piano d’azione che aiuti ad uscire dalla dipendenza.
- Consolidare buone e salutari abitudini: il divertimento nella vita privata può essere un ottimo alleato che ci calamiti verso altre cose che contano e che ci fanno stare bene:
- secondo recenti studi, l’attività sportiva regolare ha degli effetti antidepressivi;
- le tecniche di respirazione, di gestione dello stress e di mindfulness sono davvero efficaci per abbassare i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress;
- passare del tempo all’aria aperta e alla luce naturale (specialmente, se possibile, esporsi alla luce solare nelle prime ore del mattino);
- evitare l’utilizzo “tossico” dello smartphone e dei social network, evitando di paragonare la propria vita a quella altrui;
- praticare ritmi più lenti e meditativi;
- avere cura dei propri legami e delle proprie relazioni intime familiari e amicali: stimolano l’ossitocina e questo è un toccasana;
- favorire la coesione sociale: socializzare e “fare comunità” rappresentano fattori molto protettivi per il benessere psicologico.
- La guarigione passa attraverso una vera e propria ristrutturazione della propria vita. Occorre interrogarsi sui propri valori, sulle proprie ambizioni e priorità. Qualora venga difficile farlo da soli, è sempre utile consultare un professionista della salute psicologica.
- Ristrutturazione dell’orario di lavoro: stabilire limiti chiari che vanno rispettati, e bilanciare le responsabilità lavorative con il tempo per il riposo e per le attività ricreative è essenziale.
Conclusioni
La dipendenza da lavoro è una condizione seria che richiede attenzione e interventi efficaci. Notoriamente, lavorare sodo è ammirevole (anche se viviamo in una cultura che forse eccessivamente elogia l’operosità), ma quando diventa una dipendenza, può avere conseguenze davvero invalidanti sulla salute psicologica e sul benessere complessivo.
È fondamentale riconoscere i segnali precoci e cercare aiuto professionale per gestire questa condizione, allo scopo di ripristinare un sano equilibrio tra lavoro e vita personale.