Psicoterapia, psicoanalisi, EMDR
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La filosofia Kintsugi: Le ferite diventano PREZIOSE

Kintsugi filosofia

La filosofia Kintsugi: Le ferite diventano PREZIOSE

La filosofia Kintsugi (letteralmente: “riparare con l’oro”) l’abbiamo importata dalla cultura orientale giapponese. Come mai sentiamo sempre più il bisogno di estendere le nostre riflessioni alle filosofie orientali? Scopriamolo in questo articolo.

Cos’è il Kintsugi e qual è la sua valenza filosofica?

Il Kintsugi è un’antica arte o pratica giapponese che consiste nel riparare il vasellame rotto riunendo i cocci con un collante naturale misto a metalli preziosi (dell’oro liquido): il materiale prezioso funziona da collante per rimettere e tenere insieme i cocci, i frammenti dell’oggetto che si è spaccato. Ne consegue che l’oggetto ne viene impreziosito, non solo per il materiale utilizzato, ma anche per la bellezza estetica che viene ridonata.  Si tratta quindi di una vera e propria arte che solo in secondo luogo ha uno scopo pratico, ovvero quello di poter riutilizzare gli oggetti rotti.

La pratica del Kintsugi è però anche una filosofia di vita: se noi ci consideriamo degli “oggetti” che possono rompersi o creparsi, a causa di eventi di vita dolorosi, fallimenti o sogni infranti, abbiamo la possibilità di rimettere insieme i cocci ed evolverci, rilanciarci verso uno stato trasformato di crescita interiore: ciò che era negativo diventa prezioso e unico al mondo.

La filosofia Kintsugi nel mondo occidentale

Nella cultura occidentale siamo abituati a pensare che l’unica condizione desiderabile sia quella del completo benessere in ogni ambito (fisico, economico, professionale, relazionale). Il  dolore viene – fortunatamente – lenito dai farmaci, oppure tendiamo a riempire i vuoti con l’acquisto di oggetti nuovi anziché donare loro nuova vita. Buttiamo quello che non ci serve più riempiendo le discariche. Oppure in altri casi riempiamo le nostre vite di cibo, di attività eccitanti una dietro l’altra lasciando poco spazio alla riflessione, ai tempi vuoti e di attesa, all’elaborazione dei lutti e delle separazioni. Che pure sono necessari come la notte è necessaria al sorgere del sole.

Ciò che si discosta dall’ideale di perfezione è spesso considerato un difetto da eliminare, come ad esempio accade nella chirurgia estetica praticata con accanimento.

Perché allora siamo così attratti dalla filosofia Kintsugi anche nel mondo occidentale, tanto da prenderla in prestito sia nella pratica (a Milano esistono ormai molti negozi che la offrono), ma soprattutto come filosofia?

La filosofia Kintsugi nella vita quotidiana

L’arte del Kintsugi ci insegna a sottolineare il valore di quando, invece, le cose non filano lisce, e ci troviamo ad affrontare una rottura, una spaccatura, un dolore, un intoppo, una speranza disattesa, un sogno infranto.

Ben al di là dell’utilizzo pratico, questi oggetti riparati con la filosofia Kintsugi acquistano un significato simbolico: le “cose” della vita (relazioni, legami, problemi e difficoltà di varia natura) che vengono superate, provocano sì delle ferite magari permanenti dentro di noi, che però non vanno nascoste in quanto “brutte” ma che possono essere – se adeguatamente trattate ed elaborate – indossate con fierezza. Anzi ci rendono più forti, unici e preziosi: dalle imperfezioni e dalle ferite può infatti scaturire una forma di ancora maggiore di bellezza estetica e interiore.

In tal senso, anche le esperienze difficili e negative che ci hanno ferito possono accrescere il nostro valore, ai nostri occhi e agli occhi delle persone che abbiamo vicine.

Le nostre fratture individuali sono uniche, speciali e ci rendono irripetibili, oltre a farci crescere.

La filosofia Kintsugi è una lezione di vita.

Cosa ci insegna la filosofia Kintsugi:

La filosofia Kintsugi ci insegna a:

  • dare e darci una seconda possibilità;
  • dare una seconda vita a ciò che si è rotto;
  • imparare ad accogliere i nostri difetti e imperfezioni;
  • non darsi per vinti anche di fronte alle sconfitte;
  • sfruttare le crisi come occasioni evolutive;
  • imparare dagli errori senza giudicarci;
  • essere più gentili e compassionevoli verso noi stessi e verso gli altri;
  • apprezzare l’unicità di noi stessi e degli altri;
  • sviluppare maggiore empatia verso noi stessi e verso gli altri;
  • imparare a non sprecare i beni materiali;
  • non giudicare le persone esclusivamente alla loro apparenza o alla prima impressione;
  • imparare a superare il “non è più come prima”, e a diventare creativi nell’adattarci anche a quello che non ci piace;
  • accettare che il dolore e la sofferenza sono parte della vita;
  • imparare a tollerare le emozioni con fiducia, anche quando non sono gradevoli;
  • ci insegna a diventare una persona resiliente, ovvero ad assorbire gli urti della vita e farne tesoro.

Come vedi, i vantaggi della filosofia Kintsugi sono molteplici e letteralmente scaldano il cuore, soprattutto se impariamo ad applicarla quotidianamente nella nostra vita, anche e soprattutto nei momenti più difficili.

Filosofia Kintsugi e psicoterapia

La filosofia Kintsugi si sposa perfettamente con il modo di intendere la psicoterapia nel nostro mondo occidentale: in particolar modo il metodo psicoanalitico non mira alla cancellazione immediata del sintomo, ma a comprenderne il significato profondo e a rimettere insieme i pezzi delle nostre vite in modo che ci calzino come un abito sartoriale, nel rispetto di chi siamo e della nostra esperienza interiore. Il nuovo equilibro raggiunto non potrà farci tornare identici a come eravamo in passato. Il nuovo equilibrio diventa bensì uno stato trasformato in seguito ad una profonda crescita evolutiva, di comprensione e di accettazione: alla conclusione di una psicoterapia psicoanalitica saremo davvero ancora più preziosi a noi stessi.

Filosofia Kintsugi e psicoterapia EMDR

La psicoterapia EMDR è un metodo d’eccellenza, supportato da numerose evidenze scientifiche, per la risoluzione e rielaborazione di piccoli o grandi traumi o esperienze negative che ci hanno segnato. Anche in questo caso, la filosofia Kintsugi è perfettamente calzante: non si tratta quindi di un metodo per cancellare i ricordi disturbanti o eliminarli dalla nostra memoria. Il metodo EMDR lavora invece per una completa e piena integrazione di queste esperienze, ma in modo tale che non ci disturbino più e che non influiscano sulla serenità del nostro presente. Le possiamo integrare nella nostra storia e nella nostra identità, compiendo anche quello straordinario processo di crescita post-traumatica di cui gli esseri umani sono capaci anche dopo eventi di vita gravi o molto impattanti.

A proposito del dolore

Scrive provocatoriamente Tiziano Terzani in Un Altro Giro di Giostra:

La sconfitta del dolore è considerata una delle grandi vittorie dell’uomo moderno. Eppure anche questa vittoria non è necessariamente tutta positiva. Innanzitutto il dolore ha una sua importante funzione naturale: quella di allarme. Il dolore segnala che qualcosa non va e in certe situazioni il non avere dolore può essere ancor più penoso dell’averlo. […] E poi: eliminando la sofferenza al suo primo insorgere, l’uomo moderno si nega la possibilità di prendere coscienza del dolore e della straordinaria bellezza del suo contrario: il non-dolore. Perché in tutte le grandi tradizioni religiose il dolore è visto come una cosa naturale, come una parte della vita? C’è forse nel dolore un qualche significato che ci sfugge? Che abbiamo dimenticato? Se anche ci fosse, non vogliamo saperne. Siamo condizionati a pensare che il bene deve eliminare il male, che nel mondo deve regnare il positivo, e che l’esistenza non è l’armonia degli oppostiIn questa visione non c’è posto né per la morte, né tanto meno per il dolore. La morte la neghiamo non pensandoci, togliendola dalla nostra quotidianità, relegandola, anche fisicamente, là dove è meno visibile. Col dolore abbiamo fatto anche di meglio: lo abbiamo sconfìtto. Abbiamo trovato rimedi per ogni male e abbiamo eliminato dall’esperienza umana anche il più naturale, il più antico dei dolori: quello del parto, sul quale da che mondo è mondo si è fondato l’orgoglio della maternità e l’unicità di quel rapporto forse saldato proprio dalla sofferenza. Ma questa è la nostra civiltà.


Psicologa Milano

Elaborare le proprie ferite può essere un processo lungo e complesso, spesso anche doloroso. Uno psicologo psicoterapeuta può aiutarti, con professionalità ed empatia, a capire di quale tipo di percorso psicologico potresti avere bisogno.

Se ritieni di avere bisogno di un aiuto puoi rivolgerti alla Dott.ssa Chiara Venturi – Psicologa Milano Psicoterapeuta – specializzata nel metodo psicoanalitico e nella terapia EMDR. Per maggiori informazioni, scrivile attraverso l’apposito form contatti.