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Depressione psicoanalisi: come può essere di aiuto la psicoanalisi per i disturbi dell’umore

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Depressione psicoanalisi: come può essere di aiuto la psicoanalisi per i disturbi dell’umore

La depressione è spesso considerata come il male del ventunesimo secolo. Nei paesi occidentali si risconta infatti che il fenomeno è in aumento e che rappresenta una delle forme più frequenti di sofferenza psichica (l’OMS aveva previsto che nel 2020 la depressione sarebbe diventata la prima malattia più diffusa). La depressione è infatti considerata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come la seconda causa di disabilità lavorativa nel mondo, e si stima che nel 2030 possa diventare addirittura la prima.

Questo perché sono molte le persone che soffrono di questa condizione psichica, che si può manifestare in molte forme differenti, e la sintomatologia può essere più o meno sfumata.

Infatti, la sintomatologia e le cause della depressione possono anche essere simili, ma sarà comunque diversa la risposta del soggetto a tale malattia. Un episodio depressivo non sarà mai identico a quello di un’altra persona, poiché i significati sottostanti possono essere anche molto diversi.

Cosa si intende per “depressione”

A seconda del contesto, con “depressione” ci si può riferire comunemente ad un’esperienza affettiva o stato d’animo di tristezza, oppure, in maniera più precisa e corretta, ad una condizione psicopatologica di disturbo dell’umore, episodica, ciclica o cronica, che si manifesta come insieme di sintomi.

Le possibili cause della sofferenza possono essere talvolta molto evidenti, mentre in altri casi sono meno chiaramente identificabili. Per questo è importante che il professionista identifichi la forma di depressione che ha colpito il proprio paziente, in modo da adattare il percorso di psicoanalisi a quelle che sono le esigenze dell’individuo e della sua malattia. È importante, però, fare attenzione a non confondere la depressione con i normali cambiamenti del tono dell’umore o alle forme di depressione reattiva, quindi non patologica.

Dunque, come funziona la cura della depressione attraverso la psicoanalisi? Ecco quello che occorre sapere al riguardo.

Depressione e psicoanalisi: la ricerca

Una notizia diffusa dall’ANSA il 1.febbraio 2016 titola: “Nella ‘guerra delle terapie’ la rivincita della psicoanalisi rispetto alla più breve ed economica terapia comportamentale”.

L’ANSA riprende così un articolo del Guardian che a sua volta riporta i risultati del primo studio condotto dal NHS (National Health System, sistema sanitario nazionale inglese) sulla depressione cronica trattata con psicoterapia psicoanalitica a lungo termine, arrivando alla conclusione che 18 mesi di psicoanalisi, sarebbero più efficaci del trattamento standard, che prevedeva una terapia cognitivo comportamentale.

Un altro studio su 341 pazienti (Driessen et al., 2013) sull’efficacia della terapia cognitivo comportamentale a confronto con la terapia psicodinamica nel trattamento della depressione maggiore, ha mostrato come la psicoterapia psicodinamica non è risultata inferiore alla CBT rispetto all’efficacia del trattamento.

I risultati

Dopo due anni, tra i soggetti che erano stati trattati con la psicoanalisi per la depressione, il 44% non rientrava più nei criteri diagnostici per la depressione maggiore, mentre nel gruppo di confronto la percentuale era solo di un decimo del campione.


Cosa caratterizza la depressione?

La depressione è una malattia dai sintomi variegati. Tale varietà è caratterizzata da:

  • Sintomi emotivo – affettivi, come: il tono dell’umore basso, la perdita di interesse per le relazioni e per il lavoro, il senso di colpa o di vergogna, l’autosvalutazione, la sensazione di disperazione e/o di inferiorità, incapacità di provare gioia o piacere, senso di fallimento o delusione, senso di passività e/o impotenza;
  • Sintomi cognitivi, come: la visione di se stessi e del mondo negativa e con altrettante aspettative negative per il futuro; le distorsioni cognitive; oppure idee di suicidio intese come soluzione definitiva al dolore;
  • Rallentamento psicomotorio, come l’andatura lenta o la lentezza nello svolgimento di normali attività;
  • Sintomi neurovegetativi, come disturbi del sonno (ipo o iper) e/o dell’appetito;
  • Somatizzazioni di carattere depressivo: manifestazioni apparentemente organiche; sintomi fisici, come: l’astenia oppure i disturbi gastrointestinali.

 

I sintomi della depressione possono avere diversi livelli di intensità e di gravità. La depressione può essere caratterizzata da un unico episodio o può essere caratterizzata da episodi ricorrenti, ma può anche perdurare per una fase della vita del soggetto. Ricordiamo però che una diagnosi categoriale non dice nulla della soggettività del paziente, ovvero della sua storia e dei suoi vissuti affettivi ed emotivi interni.


Chi può soffrire di depressione?

Attualmente, la depressione maggiore (definita secondo il DSM) è la seconda causa di disabilità lavorativa nel mondo. Secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), ne soffrono oltre 350 milioni di persone. Sempre secondo l’OMS, si prevede che nel 2030 la depressione maggiore possa diventare la prima causa di disabilità lavorativa nel mondo.

I disturbi affettivi (dell’umore) in generale sono molto diffusi: la prevalenza nella popolazione generale risulta essere dal 13 al 27,5% a seconda degli studi, anche se si sospetta che i dati siano ancora più elevati, poiché le persone generalmente si rivolgono ad un percorso di cura solamente quando la condizione patologica è diventata molto invalidante.

La depressione è una malattia trasversale a tutte le condizioni socio-economico-culturali e può presentarsi in tutte le età e fasi del ciclo di vita: infanzia, adolescenza, fase di vita adulta o in età avanzata. In particolare:

Depressione infantile

Questa si distingue dalla depressione che si presenta in altre fasi della vita perché spesso è accompagnata da rabbia e aggressività, disturbi psicosomatici, dermatologici, comportamentali, ma può anche essere identificata attraverso i problemi del rendimento scolastico del bambino.

Depressione postnatale

Un’altra tipologia di depressione è la depressione postnatale. Le neomamme possono soffrire di depressione pre e/o post-parto, quindi nei primi periodi di vita del bambino. Ad oggi in letteratura non si parla più di depressione post partum, ma si preferisce parlare di depressione postnatale. Questa tipologia di flessione del tono dell’umore si verifica entro il primo anno dalla nascita del bambino con uno o più dei seguenti sintomi:

  • sentimenti di inadeguatezza e/o di inutilità;
  • tono dell’umore basso;
  • facilità al pianto;
  • senso di colpa e/o vergogna, perché queste madri pensano di non essere capaci e quindi non sentirsi adeguate al modello di accudimento materno richiesto dalla società occidentale;
  • irritabilità;
  • senso di esaurimento, in particolare dato dalla mancanza di sonno;
  • difficoltà di concentrazione;
  • timore di poter fare male al bambino e preoccupazioni per la salute di quest’ultimo;
  • sintomi somatici di vario genere, ad esempio: disturbi del sonno, infiammazioni oppure difficoltà nell’alimentazione.

 

Depressione reattiva

Si manifesta come conseguenza ad un evento di vita avverso (lutti, separazioni, fallimenti etc.) e non è considerata patologica, ma fisiologica se si risolve in tempi congrui. Ovviamente, le situazioni avverse esterne non producono necessariamente sempre uno stato depressivo. Talvolta possono agire da detonatore. Ma il punto principale riguarda il fatto che non sono gli eventi in sé a fungere da trigger, ma i significati che soggettivamente attribuiamo ad essi (anche gli eventi positivi, come per esempio una promozione lavorativa, possono essere causa di sentimenti depressivi, se sono accompagnati ad esempio dal timore di non farcela).

 

Cause della depressione *

Per spiegare le cause della depressione, sono stati proposti diversi modelli teorici (quello psicoanalitico, quello organico-farmacologico, quello esistenzialista, etc.). Non ha senso individuare quale tra questi è quello vincente. La depressione è infatti una malattia che colpisce personalità anche molto diverse tra loro e che si presenta in forme differenti. E non si può prescindere dalla valutazione del caso singolo, oltre al fatto che, spesso, la sinergia tra farmaci e psicoterapia è particolarmente indicata.

Tra gli studi più recenti, a luglio 2022 viene pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry un importante articolo sulla depressione e le sue cause. Tale articolo propone di accantonare definitivamente la teoria secondo la quale la depressione sarebbe causata unicamente da una carenza di serotonina. Nonostante i farmaci SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) siano largamente utilizzati – e con successo – nel trattamento della patologia, affermare che una scarsa biodisponibilità della singola molecola possa spiegare tutti i tipi di depressione sarebbe estremamente riduttivo.

I fattori in gioco nella depressione

L’argomento è ben più complesso, e nei disturbi depressivi è sempre importante considerare il ruolo di diversi fattori che interagiscono tra loro e che non è possibile separare tenendo divisi il corpo, la mente, le relazioni ed il contesto in cui siamo immersi:

  • fattori genetici ed ereditari;
  • epigenetica e fattori ambientali;
  • la personalità premorbosa: gli eventi stressanti e il loro significato per il paziente;
  • l’esperienza interna (vissuto) nei disturbi depressivi;
  • fattori neuroplastici;
  • fenomeni sociali, antropologici e culturali come
    • l’instabilità dei legami e della famiglia
    • indebolimento di valori politici
    • instabilità economica
    • laicizzazione e perdita di valori religiosi
    • fenomeni politici e macroeconomici
    • i sistemi educativi
  • fattori psicologici come:
    • eventi di vita avversi ed esperienze sfavorevoli infantili
    • esperienze traumatiche
    • attaccamento alle figure genitoriali durante lo sviluppo (dal momento del concepimento all’adolescenza) e il tipo di accudimento di cui si è fatto esperienza
    • stress ed eventi di vita stressanti
    • il senso che viene attribuito alle proprie esperienze di vita
    • etc.

 

Sia per i fattori biologici, sia per quelli psicologici e sociali, non è possibile identificare un’unica causa della depressione, ma può essere utile ragionare in termini di fattori di rischio e di fattori protettivi che formano per il singolo individuo un quadro variegato e complesso: la biologia e la psicologia non sono separate ma sono in continuità l’una con l’altra.

 

Depressione psicoanalisi in Freud

Per quanto concerne la psicoanalisi, Freud fu tra i primi a scrivere delle dinamiche intrapsichiche della depressione, nel suo testo “Lutto e Melanconia” (1917). Le confrontò con quelle dell’elaborazione del lutto, sottolineandone le differenze, perché il dolore per un lutto rimane finché la persona non è in grado di accettare la perdita che ha subito e di rivolgere altrove il suo investimento affettivo. Il lutto è quindi una reazione depressiva NON patologica.

Quando il processo del lutto non è possibile, il senso di colpa, le autoaccuse e l’aggressività del soggetto stesso gli si rivolgono contro, dando luogo, a causa di questa posizione ambivalente, al sentimento depressivo e alla condizione melanconica. In tale condizione l’Io è “impoverito e svuotato” e, secondo Freud, le accuse e la rabbia che la persona rivolge a se stessa sarebbero in realtà direzionati verso altri oggetti d’amore – deludenti – con cui ci si è identificati. Ne consegue un conflitto interno all’Io consentimenti depressivi dolorosi.

A questa condizione, Freud osservò che era collegata una voce interna (il Super-Io) particolarmente rigida e severa.

L’esperienza depressiva

Secondo la psicoanalisi, la fase depressiva è un’esperienza comune a tutti gli individui. Si tratta di un dolore emotivo che sperimentiamo, per esempio, quando incontriamo una frustrazione, quando le cose non vanno come vorremmo, quando viviamo un lutto o una delusione.

Come tale, questa esperienza può essere superata ed accettata e può essere anche utile per la nostra crescita. Quando però questo vissuto diventa pervasivo e invalidante, potremmo trovarci di fronte ad una patologia.


Come funziona il trattamento della depressione attraverso la psicoanalisi?

La psicoanalisi, tra gli altri orientamenti, si propone come possibile intervento psicoterapeutico per il trattamento della depressione.

L’approccio psicoanalitico sostiene che sia imprescindibile esplorare le motivazioni remote, inconsce e profonde della nostra sofferenza e quindi leggere il sintomo all’interno di una storia di vita a cui va dato un senso.

Naturalmente, nella cura della depressione è sempre opportuna una valutazione dell’integrazione con dei farmaci ed in ogni caso una valutazione più ampia delle condizioni di vita e biopsicosociali della persona che soffre di una deflessione del tono dell’umore.

Vantaggi della psicoanalisi per la cura della depressione

  • FARMACI:
    • una psicoterapia ben condotta può consentire di ridurre i farmaci antidepressivi (che, come tutti i farmaci, hanno degli effetti collaterali); naturalmente, questa decisione va presa sotto controllo medico e anche psicoterapeutico;
    • generalmente, i farmaci da soli hanno un effetto ridotto rispetto agli stessi farmaci in accompagnamento ad un percorso di psicoterapia;
    • la psicoterapia psicoanalitica consente di esplorare i significati psicologici profondi del proprio malessere;
  • comprendere quali sono le cause e le ragioni che portano l’individuo a soffrire di depressione. La comprensione di questi elementi aiuta il soggetto a governare meglio le situazioni che creano sofferenza, ma lo aiuta anche ad essere più consapevole del proprio funzionamento;
  • la psicoanalisi è una forma di terapia che mira a ricostruire il senso della propria storia di vita, a dare significato alle esperienze fatte, a dare voce alla verità soggettiva e a vivere quindi una vita più libera;
  • la possibilità di esprimersi e di sentirsi compresi, dando un nome a ciò che si prova e a ciò da cui si è affetti, è un punto di partenza fondamentale per il cammino verso il miglioramento;
  • la cura psicoanalitica permette di accedere anche all’elaborazione dei temi narcisistici legati all’autostima e all’ideale di sé, che spesso sono presenti nei vissuti depressivi.

* Antonio Onofri, Apertamenteweb – luglio 2022