Psicologia dell’Arte: Arte e Psiche nel rapporto tra Surrealismo e Psicoanalisi

psicologia dell'arte: ritratto di Freud di Salvador Dalì

Psicologia dell’Arte: Arte e Psiche nel rapporto tra Surrealismo e Psicoanalisi

La Psicologia dell’Arte vuole indagare e spiegare, dal punto di vista sia dell’artista, sia di quello del fruitore, le dinamiche psicologiche inerenti e correlate all’esperienza artistica. Si tratta di un argomento molto vasto e dai confini molto ampi, e riguarda la creatività, l’immaginazione, l’empatia, l’espressione di sé, gli aspetti emotivi, arte e psicologia della percezione, psicologia e arte come terapia, la neurobiologia, nonché la filosofia e molte altre discipline.

Arte e Psicologia: il Surrealismo

Nel presente articolo mi occuperò in particolar modo dei rapporti riguardanti arte e psicologia nella creazione e nell’attività artistica del movimento Surrealista.

Psicologia dell’Arte è stata infatti la mia scelta per l’argomento della tesi di laurea, sotto la guida della Prof.ssa Gabriella Gilli, grande esperta del rapporto tra psicologia e arte.

Psicologia dell’Arte: la mia tesi di laurea

L’idea nasce dalla mia passione per il Surrealismo, movimento artistico della prima metà del ‘900 che ha mutuato numerosi concetti e idee dalla psicologia e dalla psicoanalisi, e che quindi ben si adatta per fare delle riflessioni sui rapporti tra arte e psiche. Nel presente articolo, tratto dal primo capitolo della mia tesi, illustro i rapporti tra arte e psicologia, ovvero tra Surrealismo e psicoanalisi.

Il mio intento sarà quello di scrivere del Surrealismo da un punto di vista storico, con particolare attenzione per quei contenuti, quei momenti, quegli incontri, che hanno contribuito ad avvicinare questo affascinante movimento artistico alla psicologia dell’arte, in particolare alla psicoanalisi.

Rapporti tra Arte e Psiche nel Surrealismo

Nel primo manifesto del Surrealismo del 1924 il movimento viene descritto come:

automatismo psichico puro mediante il quale ci si propone di esprimere sia verbalmente, sia per iscritto o in altre maniere, il funzionamento reale del pensiero; è il dettato del pensiero, con assenza di ogni controllo esercitato dalla ragione, al di là di ogni preoccupazione estetica e morale.

Ecco il legame tra arte e psiche: in tale descrizione, la forza motrice del Surrealismo si avvicina molto alle “libere associazioni” che hanno contraddistinto il metodo psicoanalitico sin dai suoi esordi. Una fede incrollabile nella potenza del sogno e del pensiero giocoso, lasciato fluire liberamente come ispirazione e durante la creazione dell’opera d’arte (poesia o pittura).

L’ispirazione, per i poeti surrealisti, non si trova nella quotidianità logica e razionale, bensì “altrove”, in una dimensione superiore e libera che originariamente apparteneva a tutti ma è stata rimossa o dimenticata e può essere riconquistata solo attraverso l’immaginazione o il sogno: questa dimensione è la surrealtà”.

Nei vivaci rapporti tra psicologia e arte, il Surrealismo si pone e si propone come pratica di vita che mira ad allargare il più possibile la sfera della coscienza – sia individuale, sia collettiva – a partire dalle barriere che separano la vita diurna da quella notturna.

Arte e Psicoanalisi

I Surrealisti traggono grande ispirazione dal legame tra arte e psicoanalisi. In particolare, si ispirarono alle esplorazioni di Sigmund Freud nella vita dell’inconscio, e ciò si evince ad esempio nelle teorizzazioni di André Breton sul sogno e sull’automatismo psichico, oltre che nell’uso ricorrente della simbologia, che secondo i pittori surrealisti manifesta e rappresenta visivamente il contenuto dell’inconscio.


“Giustamente Freud ha condotto la sua critica sul sogno. È inammissibile infatti che questa considerevole parte dell’attività psichica abbia ancora richiamato così poco l’attenzione.”

“Io credo nel futuro risolversi di questi due stati, in apparenza così contraddittori, sogno e realtà, in una specie di realtà assoluta, di surrealtà, se così si può dire. È verso tale conquista che io muovo…”

André Breton


Ho inoltre preso particolarmente in considerazione il contributo, in termini di psicologia dell’arte, di Salvador Dalì, che con le sue teorizzazioni artistiche ispirate al mondo psicoanalitico, ha fornito un valore aggiunto al movimento.


“La pittura è un’istantanea a colori della concreta irrazionalità.”

“Nel periodo surrealista desideravo creare un’iconografia del mondo interiore, il mondo fantastico, quello del padre Freud. E ci sono riuscito!”

“Freud dice che tutte le uova fritte (o senza il piatto) che ho dipinto più volte nella mia vita, risalgono a due mesi prima della mia nascita, quando ero ancora nel grembo di mia madre. Questa visione era provocata dalla pressione dei miei pugni sugli occhi, in posizione fetale…”

Salvador Dalì


Surrealismo e Psicoanalisi: Freud e la Psicologia dell’Arte

In questo progetto globale di trasformazione della realtà attraverso la “surrealtà” in una nuova realtà migliore, Sigmund Freud rappresenta il teorico della libertà individuale . Freud, con i suoi studi sul sogno e con le sue esplorazioni nella vita dell’inconscio , fornisce ai surrealisti “armi insostituibili”.

Tra il Surrealismo e Freud vi fu però un amore “a senso unico”, definito una sorta di “flirt ossessivo” da parte dei surrealisti con la psicoanalisi. Proprio attraverso la psicoanalisi, i surrealisti intravidero la possibilità di fissare un nuovo linguaggio, verbale e iconico, che potesse esprimere in una forma adeguata il dinamismo dell’inconscio.

In effetti, il padre della psicoanalisi non riconobbe mai i surrealisti ufficialmente come suoi discepoli e il non dimostrò un particolare interesse per questo gruppo di pittori che pur si ispirarono al suo lavoro e gli dimostrarono una stima sconfinata (“Benché io riceva tante testimonianze dell’interesse che voi e i vostri amici portate alle mie ricerche, io stesso non sono capace di spiegarmi che cosa sia e che cosa voglia il Surrealismo. Può darsi che non sia fatto per capirlo, io che sono così lontano dall’arte” – Freud 1932, Lettera a Breton).

Freud e la Psicologia dell’Arte

In realtà, Freud si interessò a varie opere artistiche e si era molto occupato, durante i suoi studi, di psicologia dell’arte. Credeva che arte e psicologia fossero strettamente connesse, ed era un profondo amante e conoscitore dell’arte antica. Possiamo infatti annoverare tra le sue opere:

  • I suoi commenti (1906) sulla Gradiva di W. Jensen, interpretazione psicoanalitica di un romanzo del 1903;
  • Il poeta e la fantasia” (1908), in cui affermò che l’artista trae ispirazione e materiale dalla fantasia e dal gioco infantile, come espressione di tensioni e pulsioni inconsce;
  • Gli studi su alcune opere di Leonardo da Vinci (La Vergine e Sant’Anna), collegando le sue produzioni artistiche con la storia di vita di Leonardo;
  • Gli studi sul Mosè di Michelangelo (1914), opera da lui sottoposta ad interpretazioni psicoanalitiche;
  • Le riflessioni sulla sublimazione artistica come trasformazione della libido, come espressione di conflitti inconsci – soprattutto di tipo sessuale – e come meccanismo di difesa tra i più evoluti.

Tuttavia, i surrealisti non abbandonarono la loro dedizione alla psicologia dell’arte e alla psicoanalisi.

Surrealismo e Psicoanalisi: punti d’incontro tra Arte e Psiche

I surrealisti, durante la loro attività, fecero più volte riferimento a concetti e dinamismi mutuati (o forse potremmo dire “rubati”) alla psicoanalisi.

L’automatismo e la poesia surrealista: la “scrittura automatica” e il riferimento alle libere associazioni

Le poesie e la pittura sono ispirate dai ricordi onirici. Il metodo consiste nel “fissare l’attenzione su quelle frasi più o meno parziali che, in piena solitudine, al limite del sonno, divengono percettibili allo spirito senza che sia possibile scoprire una loro precedente determinazione“: la poesia sgorga direttamente dall’inconscio, senza mediazione, dando voce all’ininterrotto flusso psichico. Col passare del tempo si perde l’aderenza al puro automatismo, che viene sostituito in parte anche dalla tecnica della fedele trascrizione dei sogni.

La bellezza surrealista: a cosa si ispira il Surrealismo?

I surrealisti cercano di trasporre in seguito all’arte figurativa del concetto di “scrittura automatica”. A questo proposito, la bellezza surrealista viene definita così: Bello come l’incontro casuale di una macchina per cucire e di un ombrello su un tavolo operatorio ”.

La bellezza, secondo il Surrealismo, si ritrova nell’accostamento (ossimoro) di due elementi diversi su un piano estraneo a entrambi, attività che rimanda alle contraddizioni caratteristiche del funzionamento inconscio (come per esempio nei contenuti dei nostri sogni notturni), intessuto di ambiguità e contraddizioni. L’artista viola così le leggi dell’ordine naturale della realtà circostante.

Arte e Psicologia: il Simbolismo

Nel tentativo di “trascrivere” pittoricamente gli strati più profondi della psiche umana, i surrealisti riconoscono nel caotico mondo dei simboli la manifestazione del dinamismo dell’inconscio. Il pittore con una sensibilità per la psicologia dell’arte ha la possibilità di tuffarsi negli strati più arcaici e profondi della psiche per riemergere con simboli e immagini, da fissare in disegni e quadri.

La pittura surrealista si impegna a rappresentare con forme nuove il contenuto del regno dell’inconscio e a realizzare visivamente la surrealtà, il luogo in cui trionfa il desiderio e dove le convenzioni della falsa moralità borghese sono soppiantate dalla logica dell’inconscio.

Concreta applicazione di questo metodo sono anche gli “oggetti surrealisti”, o “oggetti a funzionamento simbolico”, che cominciano ad essere costruiti in questo periodo. Essi nascono dall’accostamento, apparentemente casuale, di oggetti che non hanno niente in comune. 

Arte e Psiche: il caos organizzato

La fusione tra arte e psiche consiste nel fatto che i messaggi dell’inconscio vengono sempre “organizzati” sulla tela. Si ritrova una lucida volontà di imprigionare nel disegno un materiale inizialmente informe e caotico, in quanto prodotto dall’inconscio.

Nella fase iniziale della produzione e della psicologia artistica, vi è una fase di attività psichica inconscia negante ogni controllo. Ma necessariamente in seguito vi è un’organizzazione dei temi inconsci sulla tela o sulla carta.

Il simbolo “folgora” l’artista, il quale deve in seguito far intervenire l’attività cosciente, per racchiuderlo, dargli una forma concreta e adagiarlo sulla tela. L’artista deve “trattare” il simbolo per poter imprimere un ordine all’ambiguità simbolica che invade il piano della coscienza.

Psicologia dell’Arte: Il metodo daliniano paranoico-critico e le doppie immagini

Nelle loro ricerche sulla psicologia dell’arte, i surrealisti si resero conto che un oggetto poteva suggerire contemporaneamente più immagini. Questa intuizione sarà sviluppata da Dalì con la sua teoria delle “immagini doppie” o “multiple” o “immagini paranoiche”:  una sola configurazione pittorica può dare luogo a svariate immagini diverse.

Un altro punto di contatto tra arte e psicologia è rappresentato dalla frequentazione di Salvador Dalì con lo psicoanalista francese Jacques Lacan (190-1981). I due ebbero l’uno sull’alto un’influenza reciproca, confrontandosi sul valore creativo della paranoia e sull’attribuzione di un “valore di realtà” al delirio.

L’attività paranoico-critica viene definita da Dalì come un metodo spontaneo di conoscenza irrazionale basato sull’oggettivazione critica e sistematica delle associazioni e interpretazioni deliranti. Lo scopo di questo metodo attivo, a cavallo tra arte e psicologia, è di sistematizzare la confusione, di creare un nuovo ordine per mettere in relazione elementi della realtà esterna, che normalmente non avrebbero avuto nulla a che fare l’uno con l’altro.

Psicologia dell’Arte: il contributo di Salvador Dalì

Il giovane Dalì (1904-1989) viene a conoscenza delle opere di Freud (in particolare dell’ Interpretazione dei sogni), che lo impressionano moltissimo, all’inizio degli anni Venti. È in questi anni che inizia la passione del pittore per l’opera di Freud, che egli descrisse come una delle più grandi scoperte della sua vita. Pare che l’artista fosse “sempre immerso nella lettura di Freud” e ossessionato dall’autoanalisi e dall’interpretazione dei propri sogni e da qualsiasi cosa gli accadesse, per quanto casuale inizialmente potesse sembrare.

Salvador Dalì e Sigmund Freud

Secondo alcuni autori si trattò di un amore unilaterale tra arte e psicologia, di una relazione iperinvestita e idealizzata, tesi testimoniata dalle pubbliche manifestazioni di stima e ammirazione di Dalì per Freud. Egli inoltre dedicò spesso le sue opere d’arte a colui che, con le sue teorie psicoanalitiche, aveva influenzato così profondamente il suo lavoro e la sua vita.

In effetti, Dalì aveva ricercato spesso un incontro con il diffidente Freud, tentando in ben tre occasioni di presentarsi al suo cospetto a Vienna, ma sempre invano. In ognuno di questi viaggi infatti, lo spagnolo venne irrimediabilmente a sapere che il dottor Freud era “fuori città per motivi di salute”.

Poco prima del loro effettivo incontro, Dalì dipinse quattro ritratti di Freud nei quali manifestò apertamente i suoi sentimenti per lui. A proposito dell’ispirazione di uno di questi ritratti, Dalì scrisse:

arte e psiche: Dalì e Freud “Qualche anno dopo il mio ultimo tentativo di incontrare Freud, cenai con degli amici in un ristorante a Sens. Stavo mangiando il mio piatto favorito – delle lumache – quando intravidi, oltre la spalla di un vicino, la foto del maestro sulla prima pagina di un giornale. Me ne procurai un copia, la quale annunciava l’arrivo di Freud in esilio a Parigi ed emisi un grido. Nello stesso istante compresi il segreto morfologico di Freud: il suo cranio era una lumaca. Dovevo solo estirparlo con uno spillone. Questa scoperta influenzò profondamente il ritratto che feci di lui, un anno prima della sua morte.”

Alcuni autori interpretarono questo racconto come il desiderio, da parte di Dalì, di incorporare, mangiando la lumaca, la parte di Freud che egli ammirava e stimava di più, ovvero il suo cervello.

Arte e psicologia si incontrano: Dalì e Freud

L’incontro tra Dalì (34 anni) e Freud (81 anni) – entrambi molto popolari all’epoca – avvenne durante un’unica occasione nel 1938, e fu entusiasmante solo per uno dei due. Avvenne nella casa londinese di Freud (dove egli si era trasferito da Vienna per sfuggire al nazismo), tramite Stefan Zweig, amico e corrispondente di Freud, che caldeggiò l’incontro ritenendo Dalìl’unico pittore geniale della nostra epoca”.

Per tanti anni, Dalì aveva desiderato ardentemente di incontrare il padre della psicoanalisi, pertanto questo evento rappresentò per lui la realizzazione di un sogno.

Egli portò con sé il suo dipinto La metamorfosi di Narciso, come omaggio alla psicoanalisi e al suo fondatore, e naturalmente per chiedergli un’opinione a riguardo.

L’artista spagnolo scrive a lungo nella sua autobiografia di questo incontro, tanto atteso e sperato:

“Contrariamente alle mie aspettative parlammo poco, ma ci divorammo con gli occhi. Improvvisamente mi incapricciai e volli tentare di apparire ai suoi occhi come una sorta di dandy intellettuale. Solo in seguito appresi che avevo ottenuto esattamente l’effetto opposto. Prima di andare via volli lasciargli una rivista contenente un articolo che avevo scritto sulla paranoia. La aprii alla pagina in questione, pregandolo di leggere. Freud continuò a fissarmi senza prestare la minima attenzione alla rivista. Tentando di suscitare il suo interesse, gli spiegai che non si trattava di una divagazione surrealista, ma di un articolo ambiziosamente scientifico, e gli ripetei il titolo, indicandolo col dito. Di fronte alla sua imperturbabile indifferenza la mia voce diventò più acuta e insistente. Poi, continuando a fissarmi, Freud esclamò, rivolgendosi a Stefan Zweig: Non avevo mai incontrato uno spagnolo simile! Che fanatico!’”

Il giorno successivo a quel singolare incontro, in una sua lettera a Zweig, Freud diede un giudizio un po’ più benevolo rispetto al giorno precedente e, in via del tutto eccezionale, non si mostrò diffidente o sprezzante nei confronti del Surrealismo e dei surrealisti:

“Ti devo proprio ringraziare per avermi portato l’ospite di ieri. Fino ad ora ero incline a considerare i surrealisti, che sembrano avermi scelto come il loro santo patrono, dei folli incurabili (diciamo al 95%, come con l’alcool). Quel giovane spagnolo però, con i suoi occhi sinceri e fanatici e con le sue innegabili abilità artistiche, mi ha fatto ricredere. In effetti, sarebbe davvero molto interessante studiare analiticamente come egli sia arrivato a creare quelle immagini.”

Rispetto all’interpretazione surrealista della psicologia dell’arte, un commento invece aspramente critico è invece riportato nella lettera datata 2 gennaio 1939 che Dalì scrive a Breton:

“[Freud] mi fece notare che nella pittura degli antichi maestri la tendenza era quella di ricercare l’inconscio sin dall’inizio, mentre nella pittura surrealista ciò che viene immediatamente ricercato è il conscio.”,

parole interpretate ovviamente come una dura critica.

Il pittore spagnolo, durante questo vis-à-vis col padre della psicoanalisi, coglie nel suo sguardo una particolare intensità che evidenzia la profondità di spirito e la saggezza tipiche dell’età avanzata, e vuole catturare l’espressione del volto di Freud in un ritratto, affermando:

arte e psicologia - ritratti di Freud di Salvador Dalì

“Ho disegnato questo ritratto per ‘ catturare’ il Freud che avevo colto nella circostanza del nostro incontro. In questo schizzo avevo inconsciamente previsto l’incombenza della sua morte.”

Questa affermazione è stata interpretata da alcuni critici come una manifestazione di rabbia o un desiderio di vendetta di Dalì, causato dall’indifferenza mostratagli dal suo idolo durante il loro incontro.

Anche Stefan Zweig, che intuì la premonizione di Dalì (effettivamente, il padre della psicoanalisi verrà a mancare l’anno successivo), preferì non mostrare il ritratto a Freud.

 

Psicologia dell’Arte: CONCLUSIONI

Grazie a questo inquadramento storico inerente la Psicologia dell’Arte, emerge come i riferimenti alla psicologia e alla psicoanalisi siano presenti, trasversalmente, lungo tutto il ciclo di vita del Surrealismo.

Si tratta di un movimento molto affascinante soprattutto per la sua portata culturale nonché per il suo tentativo di abbracciare l’intero ambito dell’animo umano.


  • Dalì,S. (1942) The Secret Life of Salvador Dalì, trad.it “La mia vita segreta” (2006), Milano: Abscondita Srl.
  • De Micheli, M. (1999). Le Avanguardie Artistiche del Novecento . Milano: Feltrinelli.
  • Hulten, P., & Abadie, D. (1980). Salvador Dalì: Rétrospective 1920-1980: 18 dec. – 14 apr. 1980, Centre Georges Pompidou, Musée National d’Art Moderne.
  • Miotto, A. (1962). Surrealismo e psicoanalisi. Rassegna medica e culturale, XXXIX, nn.6-7, 28-40.
  • Ragozzino, M. (1995). Surrealismo. Firenze: Giunti, Art e Dossier.
  • Romm, S., & Slap, J.W. (1983). Sigmund Freud and Salvador Dalì: Personal Moments. American Imago, Vol.40 (4), 337-347.
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