Psicoterapia, psicoanalisi, EMDR
Per momenti di crisi, crescita personale, difficoltà relazionali, autostima, rielaborazione di traumi

Dott.ssa Chiara Venturi Blog

La salute mentale è uno stato di benessere psicologico, emotivo e sociale in cui un individuo è in grado di affrontare le sfide della vita, di lavorare in modo produttivo, di realizzare il proprio potenziale e di contribuire alla propria comunità. Riguarda il modo in cui pensiamo, sentiamo e ci comportiamo, influenzando il nostro equilibrio emotivo, la nostra capacità di gestire lo stress, di relazionarci con gli altri e di prendere decisioni consapevoli. La salute mentale non è semplicemente l'assenza di disturbi o malattie mentali, ma implica anche la presenza di una serie di fattori positivi che promuovono il benessere psicologico, come la resilienza, l'autostima, l'autonomia, la capacità di adattamento e la consapevolezza emotiva. Salute mentale definizione Coltivare la salute mentale è un processo continuo che richiede consapevolezza, impegno e cura di sé. È importante ricordare che la salute psicologica è un continuum, e ogni persona si trova in una posizione diversa lungo questa scala in diversi momenti della propria vita. Pertanto, è essenziale investire nel proprio benessere psicologico prendendosi cura di sé e del proprio benessere attraverso varie abitudini o pratiche che vedremo in questo articolo. Inoltre, l'accesso a servizi di salute mentale professionale può essere fondamentale per il trattamento di disturbi...

Scopriamo in questo articolo quando un sintomo psicologico viene percepito come egosintonico o egodistonico. Egosintonia e egodistonia L'egosintonia e l'egodistonia sono concetti fondamentali in psicologia clinica e psichiatria. Essi si riferiscono alla percezione che un individuo ha del proprio sintomo o disturbo, che può essere in linea o meno con il proprio Io. Non si tratta di categorie che inquadrano un problema psicologico o psichiatrico, ma si tratta di aggettivi e quindi di qualità che qualsiasi condizione psicologica, idea, emozione o comportamento può assumere. Questi aggettivi non ne specificano la gravità, bensì il rapporto che il soggetto ha con essi. Quando un sintomo è egosintonico, l'individuo lo percepisce come parte di sé e non come qualcosa di estraneo o dissonante. Al contrario, quando un sintomo è egodistonico, l'individuo lo percepisce come estraneo e disturbante.   Ad esempio, una certa caratteristica della propria personalità, come l'introversione, può essere percepita come: egosintonica: se viene vissuta e accolta come propria caratteristica; egodistonica: se crea disagio relazionale e rappresenta un ostacolo nel raggiungimento di una vita affettiva soddisfacente.   È importante comprendere la differenza tra questi due concetti poiché essa può influire sulla scelta della terapia più adatta per il paziente. A questi concetti sono infatti strettamente legati la consapevolezza o...

Quello del "bambino interiore" è uno dei concetti con cui il lavoro psicologico o psicoterapeutico ci chiede costantemente di confrontarci, non senza imbarazzo. Infatti, con tutti i notevoli sforzi compiuti per diventare adulti, può risultare irritante o sconfortante essere messi a conoscenza che dentro di noi abita ancora da qualche parte un "bambino interiore". In realtà, dentro di noi conserviamo una versione di tutte le "persone" che siamo stati: nelle pieghe della nostra memoria abitano ancora un adolescente confuso, un bambino arrabbiato o geloso, un neonato affamato. Nessuna di queste versioni di noi scompare mai del tutto, permangono come parti di noi che vengono aggiunte nel corso della vita, come gli anelli di un vecchio albero si stratificano intorno al midollo: sono sempre visibili i segni delle circonferenze precedenti e più antiche. Quando il bambino interiore è sofferente Secondo le teorie psicologiche, probabilmente qualcuno dei nostri "bambini interiori" non sta ancora particolarmente bene. Probabilmente sta ancora facendo i conti con un dolore che non sa come gestire, con una perdita per cui non sa chi incolpare, si sente solo, angosciato o prova vergogna. In questi casi, è probabile che gli adulti di riferimento, le figure di attaccamento primarie, non siano stati in grado di...

Il bugiardo patologico: a chiunque può capitare di imbattersi in grandi bugiardi, siano essi partner, amici, colleghi di lavoro o compagni di scuola. Non tutte le bugie però sono uguali. C’è chi mente solo occasionalmente e con finalità benevole e protettive (le cosiddette "bugie bianche") e chi invece lo fa d’abitudine, per preservare la propria immagine davanti a se stesso o agli altri, o per ottenere vantaggi personali più o meno marcati. La tendenza a dire bugie, o a non disvelare certe parti di sé, appartiene a tutti noi ed a volte può essere d’aiuto. Altre volte diventa una mistificazione patologica della realtà. Tale comportamento ha un nome: la pseudologia fantastica o disturbo della menzogna patologica. Chi è il bugiardo patologico Il bugiardo patologico è una persona che ha l'abitudine di mentire in modo continuo e sistematico. Questa condizione può rappresentare un difetto di carattere, ma anche un disturbo psicologico reale e grave, a seconda di quanto il comportamento è pervasivo e invalidante per sé e per gli altri: la tendenza a mentire può essere così forte da diventare una vera e propria patologia, che può causare problemi nella vita quotidiana, soprattutto in quella relazionale. Psicologia della Sindrome di Pinocchio Il bugiardo compulsivo rimane generalmente insensibile...

Perché ho paura di morire? La paura della morte è la paura fondamentale ed inevitabile dell’essere vivente. L’angoscia di morte è infatti sottesa a tutte le religioni che, in un modo o nell’altro, tentano di mitigare la disperazione della nostra finitezza. Anche alla filosofia con i suoi strumenti cerca di dare un senso alla morte. Per non sentire questa paura, noi uomini ci rifugiamo nel frastuono e nelle attività, abbiamo riempito la notte di luci, e il silenzio di rumori. Pare che sulla terra non esista più il silenzio assoluto in natura: pare che gli scienziati l’abbiano cercato senza trovarlo, persino nei posti più sperduti. Abbiamo fatto come i bambini che hanno paura del buio e del vuoto e lo riempiono di voci per il terrore della notte e della solitudine… situazioni che evocano la paura morte. Una buona parte dei disturbi psichici psichiatrici gira attorno a questo nodo centrale. Abbiamo paura di morire perché desideriamo vivere. Spesso è proprio quando si ha paura di morire, ovvero di perdere la vita che si riesce ad accettarla, che sentiamo il bisogno di “curarci”, di abbandonare cattive abitudini, di valorizzare quello che abbiamo. Ansia - paura di morire in psicologia La mortalità ci perseguita dalla notte dei tempi. Tutti, uomini,...

Cos'è un bias cognitivo? I bias cognitivi sono pregiudizi mentali inconsci che possono influenzare la nostra capacità di prendere decisioni logiche e razionali. La nostra tendenza a incappare in questi errori del pensiero può essere influenzata da vari fattori, tra cui l'esperienza, l'educazione, la cultura e le credenze personali. Ciò può portare a una mancanza di obiettività nel prendere decisioni corrette e razionali. Cos'è un bias cognitivo? Le distorsioni cognitive chiamate bias sono spesso causate da preconcetti, pregiudizi, stereotipi e teorie parziali, e possono avere un impatto significativo sul modo in cui pensiamo, giudichiamo, decidiamo e vediamo il mondo. Possono influenzare le nostre opinioni su argomenti importanti, come la politica o la religione, e anche scelte più banali come quali prodotti acquistare o quali film guardare. Un esempio di bias cognitivo è il cosiddetto "bias di conferma", un effetto per via del quale cercheremo solo informazioni che confermano le nostre opinioni già esistenti. Questo può portare a prendere decisioni basate su una visione parziale della situazione, ignorando i fatti che contraddicono le nostre convinzioni. Prestare attenzione al bias cognitivo Riconoscere e comprendere i propri bias cognitivi è un ottimo punto di partenza per prendere decisioni più informate e obiettive. Può avere un grande impatto sul modo in...

La dipendenza da internet in adolescenza fa paura a molti genitori. Di contro, viviamo in un'epoca in cui l'accesso a internet è diventato una parte essenziale della vita quotidiana, e gli adolescenti non fanno eccezione.  La diffusione delle nuove tecnologie ha comportato radicali cambiamenti nella società e all'interno delle famiglie. Il nostro modo di comunicare e di rimanere in contatto si è profondamente modificato: oggi i messaggi sono istantanei, veloci, immediati, e non per questo meno profondi e importanti. Adolescenza e social network I social network, in particolare, sono diventati una parte integrante dell'esperienza adolescenziale. Queste piattaforme offrono agli adolescenti l'opportunità di connettersi con i loro coetanei, esprimere se stessi e condividere le loro esperienze. Tuttavia, ci sono anche alcune preoccupazioni associate all'uso dei social network da parte dei ragazzi, come la privacy, la dipendenza da internet in adolescenza e il cyberbullismo. La diffusione dei social e delle nuove tecnologie non ha solo modificato i sogni delle nuove generazioni dei nativi digitali, ma ha impatto anche sul loro sviluppo. Infatti, durante l’adolescenza (che è la - ormai lunga - fase di transizione dall’infanzia all’età adulta) i ragazzi si sperimentano sui social network anche rispetto alla propria identità. Anche perché, essendo stata molto protetta dal mondo...

Il Cyberbullismo, o bullismo online, è l’espressione web-mediata del fenomeno da più tempo conosciuto come bullismo. Quest’ultimo è caratterizzato dall’esercizio, reiterato nel tempo, da parte di un bullo, o più propriamente da un gruppo di bulli, di azioni violente e/o intimidatorie su una o più vittime. La tecnologia consente ai cyberbulli di infiltrarsi nella vita e nelle case delle vittime, attraverso messaggi, immagini o video diffusi tramite smartphone o pubblicati in rete. Che cosa si intende per Cyberbullismo? Contrariamente a quanto ci si immaginerebbe, l’etimologia della parola bullismo sembra riconducibile ad una parola olandese “boel”, fratello, poi convertitasi nel termine anglosassone “bully” ossia “tesoro” (riferito ad una persona), ad un amico fraterno insomma. L’appellativo di bullo quindi, inizialmente, non veniva rivolto all’aggressore, al prepotente, ma anzi all’amico importante, al compagno ammirevole e di successo. L’accezione positiva di bravo ragazzo si è poi tramutata in quella negativa, ma risalendo alle origini sembra si possano recuperare due aspetti importanti: quello di un comportamento per lo più perpetrato “tra pari”, tra “fratelli/amici” e quello dell’ascendente che il bullo può avere presso i suoi seguaci.   Differenze tra bullismo e Cyberbullismo In entrambi i casi la vittima può essere sottoposta alle molestie e vessazioni più disparate, siano esse fisiche o...

Il vandalismo è un comportamento dannoso intenzionale che può pregiudicare la funzionalità o l'estetica di una struttura, di un monumento o di altri beni pubblici o privati. I danni causati dal vandalismo possono essere irreparabili e/o costosi da riparare. Insieme alla mancanza di rispetto dell’ambiente, il vandalismo è in realtà correlato al fenomeno del bullismo come azione non solo illegale, ma correlata a tutti quei fattori che abbiamo già citato rispetto al bullismo. Proprio in questi giorni, la stampa riporta un grave episodio di vandalismo avvenuto a Milano. In occasione dell'apertura della M4 nel capoluogo lombardo, sabato 26 novembre 2022 è stata inaugurata anche la nuova area giochi in viale Argonne. Ancor prima della sua inaugurazione, il tavolo da ping pong - dedicato dal Comune di Milano ad un giovane quattordicenne deceduto recentemente in un incidente stradale in città, e grande appassionato di ping pong - è stato deturpato ad opera di ignoti da una tag, ovvero da una firma-graffito. Questo ennesimo episodio suscita rabbia, indignazione e una forma di incomprensione: qual è la motivazione che spinge un soggetto o un gruppo a danneggiare gratuitamente un bene comune, di cui bambini e ragazzi avrebbero dovuto usufruire con gioia, e dal significato così profondo? Cerchiamo di...

In psicologia l'effetto Pigmalione è anche noto come effetto Rosenthal, dal nome dello studioso tedesco che per primo lo ha approfondito e divulgato. Si tratta di una particolare forma di suggestione o condizionamento che porta un soggetto a subire a tal punto l'aspettativa delle altre persone, da influenzare - in positivo o in negativo - le proprie azioni e i propri risultati. Si potrebbe anche comunemente leggere questo effetto come una sorta di "profezia che si autoavvera". Vediamo in questo articolo come funziona questo effetto e che conseguenze può avere. Effetto Pigmalione cos'è L'effetto Pigmalione è un fenomeno psicologico che si verifica quando le aspettative che abbiamo riguardo a una persona o a un gruppo di persone influenzano il modo in cui interagiamo con loro. Queste aspettative possono essere positive o negative e hanno un impatto sulle prestazioni delle persone con cui entriamo in relazione. Effetto Pigmalione: perché si chiama così Il termine effetto Pigmalione deriva dalla mitologia greca. Si racconta infatti nelle Metamorfosi di Ovidio che lo scultore Pigmalione forgiò la statua di una donna talmente perfetta che finì per innamorarsene. Supplicò quindi la dea Afrodite di far prendere vita alla scultura in modo da poterla sposare. Effetto Rosenthal a scuola: l'esperimento e la profezia...