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Anoressia, qualcosa si sta muovendo

anoressia Psicologa Milano Chiara Venturi

Anoressia, qualcosa si sta muovendo

In questo articolo andrò a trattare la tematica dell’anoressia, partendo dalle parole significative estrapolate da un brano scritto da Margaret Mazzantini. Poi vi presenterò le leggi emanate in Israele e Francia per combattere l’anoressia e infine una curiosità riguardante Photoshop e un brand di moda.

Anoressia in letteratura, Margaret Mazzantini: il corpo denutrito e il bisogno di amore

“Comunque, ho avuto anch’io il classico periodo di pinguetudine infantile. Poi un giorno cominciai a dimagrare. Credo che sia stato per via dell’albergo. A pianterreno, il ristorante era sempre in funzione, e io mi trovavo costretta a inalare senza tregua mefitiche esalazioni culinarie, che mi ricordavano di avere un corpo biologico, mentre io volevo solo un corpo animico. E’ davvero avvilente svegliarsi al mattino con l’odore di broccoli ripassati e di tordi ripieni in fricassea spalmato sul cuscino. […] Smisi di nutrirmi completamente. Divenni sempre più eterea nell’intento di allontanarmi da questo mondo che non mi amava. Speravo che qualcuno captasse il messaggio deposto nella teca dei miei ossicini affioranti. Ma il mio era un SOS lanciato nel vuoto. La gente mi urtava, si pungeva contro i miei spigoli, e incurante correva a sgargarozzarsi nel salone dei banchetti. I miei genitori mi lasciavano smagrare in santa pace, con il mio bagaglio d’infelicità, tenendomi a distanza come un lebbroso con i suoi campanelli. Erano molto immaturi, e inoltre mi temevano. […] Sono sempre stata una bambina specialissima, capace, mio malgrado, di mettere in soggezione chiunque. I miei vecchi mi lanciavano perplesse occhiate e tiravano avanti. In ogni caso, poverini, non avrebbero avuto il tempo per badare a me. I clienti assorbivano tutte le loro energie.” (Margaret Mazzantini, Manola)

In questo brano, breve ma intenso, nelle parole di Ortensia si possono cogliere molte sfumature legate alla condizione anoressica, che rappresenta un modo, il più delle volte al femminile, per esprimere un grido di aiuto e una mancanza d’amore. Il rifiuto anoressico del cibo ha esordio frequentemente in adolescenza o pre-adolescenza ed è strettamente legato al contesto, spesso familiare, in cui la persona vive. Il corpo denutrito è un corpo che porta un messaggio, è un corpo che scrive a chiare lettere che non di cibo c’è bisogno, ma di amore e di attenzione.

 

Israele contro l’anoressia

A inizio 2013 è entrata in vigore una nuova legge della Knesset (parlamento israeliano) che modifica le direttive nell’ambito della salute e della moda: l’iniziativa legislativa prevede che le giovani modelle potranno sfilare o farsi fotografare solo se presenteranno un certificato medico che dimostri che nei tre mesi precedenti, il loro BMI (body mass index, ovvero indice di massa corporea) è stato superiore a un certo valore (comunque molto basso, per i comuni mortali!!!).  L’iniziativa viene motivata affermando che l’ideale anoressico è un modello di imitazione che influenza in maniera significativa i giovani favorendo l’insorgere dei disturbi dell’alimentazione e un rapporto distorto con il proprio corpo. L’obiettivo sarebbe quindi quello di proporre un canone estetico più realistico e sano. La legge prevede inoltre che, qualora le fotografie venissero ritoccate per rendere le figure più longilinee, ciò venga indicato chiaramente sulla fotografia stessa, affinchè sia chiaro che la realtà femminile è molto diversa da ciò che viene proposto sui cartelloni pubblicitari.

 

Francia contro l’anoressia

Come già accaduto in Israele nel 2013, anche la Francia dal 2015 si è mobilitata contro l’anoressia e contro i canoni estetici irrealistici, promossi dalla moda e dalle riviste femminili. La Repubblica ci racconta che i deputati francesi hanno adottato una legge contro la magrezza eccessiva delle modelle. Tale iniziativa prevede innanzitutto l’obbligatorietà di un certificato medico che attesti che lo stato di salute delle modelle, in rapporto al BMI (indice di massa corporea) sia compatibile con l’esercizio del mestiere. Chi infrangesse questa indicazione può essere punito con 75mila euro di multa e con sei mesi di arresto. Un altro vincolo rilevante è l’obbligatorietà della dicitura “foto ritoccata” qualora l’immagine sia stata modificata con l’ormai celeberrimo programma Photoshop, che permette di nascondere le imperfezioni e di snellire le curve “troppo” pronunciate. In questo caso, l’ammenda ammonta a 10mila euro e il periodo di detenzione si riduce a 12 mesi.

Tali iniziative sono fondamentali per promuovere, soprattutto tra le giovani generazioni femminili, un ideale di bellezza realistico e più salutare. A oggi infatti i disturbi del comportamento alimentare sono più che mai attuali, per esempio negli Stati Uniti rappresentano la prima causa di morte per malattia mentale. Non esiste una stima condivisa della prevalenza di anoressia e bulimia, per la difficoltà di uniformare gli studi volti a definirla. Negli Stati Uniti, l’American Psychiatric Association indica una prevalenza dell’anoressia tra 0,5 e 3,7 per cento nella popolazione femminile, a seconda della definizione di caso utilizzata, e tra l’1,1 e il 4,2 per cento per la bulimia. Uno studio pubblicato su The Lancet, che revisiona la letteratura medica pubblicata nei vari paesi negli ultimi anni sul tema, indica percentuali medie di prevalenza dello 0,7 per cento nelle ragazze adolescenti per l’anoressia e l’1-2 per cento per la bulimia tra donne di 16-35 anni di età. In Italia, studi pubblicati rilevano una prevalenza dello 0.2-0.8 per cento per l’anoressia e dell’1-5 per cento per la bulimia, in linea con i dati forniti dagli altri paesi (Fonte dati: portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica).

 

La moda contro Photoshop, un altro passo

Un’altra buona notizia dal mondo della moda: l’Huffington Post ci racconta, in un articolo comparso online nel maggio 2016, che un altro marchio, in questo caso americano di intimo, ha messo al bando l’utilizzo di Photoshop nelle proprie campagne pubblicitarie. La scelta, presa già nel 2014, è stata apprezzata dalle clienti e dalle potenziali tali: nel 2015 le vendite sono infatti cresciute del 20%, e del 32% nel primo trimestre del 2016, ben oltre le stime effettuate nelle previsioni degli analisti.

Jennifer Foyle, presidente di Aerie, spiega come l’obiettivo di questa decisione fosse quello di aiutare le donne ad accettare e valorizzare il proprio corpo così com’è, senza ritocchi. Con le conseguenti ricadute in termini di autostima. La didascalia della foto pubblicitaria recita: “How do you get a perfect bikini body? Put a bikini on your body.” Anche considerando che si tratta pur sempre di una campagna di marketing, ci sembra che questa vada proprio nella direzione giusta.

D.ssa Chiara Venturi